
DEATH IN BLOOM
Dalla fiorita scena metalcore australiana, i DEATH IN BLOOM, una formazione da Melbourne, che include gli ex-membri di Confession, The Broderick, Jack the Stripper, Lovers Grave & Our Solace. Con Logan Fewster alle vocals, Russell Holland e Arron Parker Richards alle chitarre, Abe Miller al basso e Adrian Horsman alla batteria, la band ha debuttato con il full-length del 2016 A Means to Disappear.
Il 5 dicembre 2018, lanciano NO CURE EP, una collezione da cinque tracce di ottima produzione, con tutte le carte in regola per sfondare, e che per la title track accoglie la collaborazione di Ryo Kinoshita, cantante dei mostruosi Crystal Lake, alle porte di uno straordinario nuovo album in arrivo negli States e in Europa a febbraio.
DEATH IN BLOOM. NO CURE EP.
Track by track review
Senza compromessi né mezze misure, I Death In Bloom aprono spaccando la porta a calci con No Cure, uno dei pezzi più straordinari che abbia recensito nel metalcore dell’ultimo anno. Apre su un’atmosfera densa con pochi secondi di ambient spacing dalle tinte oscure e cantato a squarciagola in esplosione su un massiccio break down al ventesimo secondo. Il brano procederà da qui su una struttura eccezionale di corde: buio pesto nello start and stop, shredding e istanti di chitarre serrate dei momenti più infuocati, si fa totalmente galvanizzante sui giri melodici di uno strepitoso anthemic chorus, con tanto di gang chants su reminescenza dei ritornelli più memorabili dei Parkway Drive. Il pezzo forte è proprio la title track, dove come anticipato, si trova la guest appearance di Ryo Kinoshita.
Ascolta Death In Bloom – No Cure:
Pestando sull’acceleratore e una ritmica nevrotica quanto variabile si introduce Rebirth. Si snoda su istanti che ammiccano al melodic hardcore e passaggi sincopati con accostamento di guitar e bass riffing matematico tipici del metalcore. Un pulsante basso percorre l’intera traccia, la quale mette in vetrina un mastodontico break down fest. Vocalmente il brano include brevissimi interventi in clean vocals, e procede a testa bassa con l’ariete da sfondamento del mid growl che avevamo ascoltato in apertura del disco.
Un graduale climax elettronico e uno squisito lavoro di chitarra solista di notevole perizia tecnica introduce la melodica Searchlights. Il brano si dimena tra gloriose scale, un fulminante riffing stoppato, intrecciato a linee melodiche e un arpeggino nell’ultimo pre-chorus. Di orgogliosa parte progressive metalcore e melodic metalcore, il terzo brano dei Death in Bloom è creativo e complesso. Prevalentemente melodico e intriso di atmosfere nebulizzate nel backdrop, si affaccia su uno spazioso ritornello in cantato pulito di sicuro coinvolgimento e che si riguadagna il sing along. Non esclude elementi dall’heaviness, miscelati naturalmente, come un roccioso break down dal minuto 1,53.
Con un introduzione in cantata a squarciagola e arpeggio si introduce una traccia apocalittica che smentisce la melodia di parvenza iniziale, chiudendo interamente gli occhi all’armonia: Hellebore. Nel retro del brano il sintetizzato favorisce l’atmosfera da giorno del giudizio e supporta a pieno giri di chitarra in crescendo nella prima sezione. Si tratta di un brano fragoroso nella sua interezza, con lacerante growl medio e high screaming, e intersezioni di cantato pulito nel ritornello. Subisce variazioni nel tappeto ritmico per chiudere con l’ultima martellante sezione in coda al brano. Bello ed ermetico il testo, richiama l’elleboro, la cosiddetta “rosa di Natale”, un fiore che sboccia in inverno; così i Death in Bloom alludono alla resilienza e al sottile filo di speranza di farcela nella profondità del vuoto e della solitudine.
Guarda il video ufficiale di Death In Bloom – Hellebore:
Narcissus. Questo nuovo EP dei Death In Bloom si conclude con un brano imprevedibile. Da un’apertura prepotente si evolve su un interludio di piccoli elementi in synth, basso palpitante e cantato pulito, per poi esporre una sezione da pre-chorus incendiario, chrous melodic metalcore, a istanti di sola magnificenza tecnica strumentale. Amanti dello start and stop, dei chitarroni down tuned e dei break down, il passaggio in esplosione dal minuto 1,30 è tutto per voi. Quasi un minuto di tripudio metalcore prima dell’ultimo ritornello. Il brani di chiusura si sviluppa intorno a cambiamenti repentini con transizione dal melodico alla heaviness che mi ha ricordato gli arrangiamenti dell’ultimo disco degli Our Hollow, Our Home. Si chiude sugli ultimi elementi in synth di un’atmosfera eterea ed evanescente.
I Death In Bloom hanno messo a segno un grande disco, che si beve tutto d’un fiato e cinque tracce ostili ma coinvolgenti con le loro variazioni creative contenute in una struttura che funziona alla grande. Qualcuno mi ha detto che è difficile sbagliare con una band metalcore australiana. Niente di più vero.
Rating: 9/10
Brani suggeriti: No Cure, Searchlights, Hellebore
Tracklist completa per Death In Bloom – No Cure EP:
1. No Cure
2. Rebirth
3. Searchlights
4. Hellebore
5. Narcissus
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