
HATEBREED
Con più di due decadi di musica alle spalle, la formazione leggendaria del metal hardcore dal Connecticut, gli HATEBREED, raggiunge la soglia dell’ottavo album in studio WEIGHT OF THE FALSE SELF, in pubblicazione il 27 novembre 2020 tramite Nuclear Blast. A quattro anni dal precedente album The Concrete Confessional, la formazione di Jamey Jasta, Wayne Lozinak, Chris Beattie, Matt Byrne, Frank Novinec si riaffaccia con un’arma di distruzione di massa in formato dodici tracce.
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il chitarrista Wayne Lozinak, che ci ha dedicato il suo tempo per discutere a fondo il nuovo album e molto altro ancora. Per l’intervista con gli Hatebreed di SICK AND SOUND: www.sickandsound.it/interview-wayne-lozinak-of-hatebreed-on-the-vision-and-process-behind-eighth-studio-album-weight-of-the-false-self-the-current-scene-and-more.
HATEBREED. WEIGHT OF THE FALSE SELF.
Panoramica
Per WEIGHT OF THE FALSE SELF la musica attinge alla sfera umana con tematiche contemporanee e relazionabili. Queste sono riconducibili al metaforico fardello che l’essere umano trascina nella sua vita, gli ostacoli che modellano il suo bagaglio emotivo, i conflitti legati alla sfera individuale, a quella collettiva e a quella sociale.
L’album è stato prodotto in collaborazione con Zeuss, contributo fondamentale per la riuscita del sound di questo lavoro dove le chitarre sono corpose e tirate al massimo. Una componente chiave del disco sta proprio nel riffing, ancora più blindato e incendiario che in passato. Torna lo stesso groove trainante con leggere variazioni, anche grazie a una differente amplificazione. L’aggiunta di una caratura tecnica superiore e più assoli rispetto ai materiali antecedenti perfeziona il marchio di fabbrica Hatebreed.
HATEBREED. WEIGHT OF THE FALSE SELF.
Recensione
La selezione riserva capitoli interamente schierati sul lato dell’aggressività senza fronzoli, in grado di scatenare l’headbanging e coinvolgere tirando direttamente dentro al mosh messo in atto. Accade sin dall’apertura con Instinctive (Slaughterlust) – di nome e di fatto – dove un’immaginaria folla a pugno stretto urla insieme ai gang chants e pesta i piedi insieme a una sezione ritmica martellante e regolare, in prestito da generi come il groove metal, con brevi impennate chirurgiche di pelli. Qui è interessante la coda di chiusura, che sull’ultima scia di chitarra distorta lascia entrare un accattivante palm muting e la linea vocale riserva un abrasivo “blegh!” finale. L’arrangiamento massiccio del brano riflette in pieno il testo, che discute dei potenti meccanismi di difesa in grado di trasformare l’essere umano in una bestia primordiale. Sulle stesse orme, che sussultano su drumming prepotente e cori incalzanti anche la successiva Let Them All Rot. Magnetica sulle ripetizioni del ritornello e sui versi rancorosi che tornano in loop, la traccia attinge dal versante dell’orecchiabilità.
La title track e, degna di esserlo aggiungo, Weight Of The False Self è sostanzialmente un inno alle folle. Tira e molla sul riffing breve appaiato a una struttura ritmica in grado di risucchiare dentro l’arrangiamento per intero, sul mastodontico ritornello e su tutte quelle indimenticabili ripetizioni testarde che si piantano istantaneamente nella memoria e che riassumono il leitmotiv del disco: il cambiamento globale a partire da quello individuale.
Tra le tracce che si distinguono per aggiungere valore extra, Cling To Life, con un assolo più lungo rispetto a quelli proposti attraverso la selezione e un tappeto ritmico più ragionato. Un ingresso decelerato rispetto ai tempi ascoltati finora, si evolve su un andamento più sostenuto durante la progressione, specialmente avvicinandosi alla conclusione. Di base regolata da plettrate in palm muting perpetue, integra un assolo glorioso al centro. In sintonia con la tematica del fardello personale, la traccia esplora il disperato attaccamento alla vita, in grado di portare sollievo dalla perdita e dal cordoglio. Così anche A Stroke Of Red, un brano scritto per sbattere la testa grazie all’onnipresente groove di granito tipico del marchio Hatebreed con avvolgenti assoli dalle tonalità sinistre, dinamiche sinuose o tempi variabili. Qui c’è anche una presenza più evidente di basso. Il pezzo ruota intorno alla tematica di avere la possibilità di scegliere di fare del male, a se stessi o agli altri.
La formula originale che attingeva all’hardcore, torna su brani da circle pit espansivo, che pestano l’acceleratore a tavoletta come Dig Your Way Out, regolato da un lavoro di pelli nevrotico e concitato tanto quanto le chitarre rampanti e serrate che lo accompagnano a braccetto. Si tratta di un brano rapidissimo fino a un certo, che non si arresta neanche quando va a calare un assolo maestoso sopra al cardiopalmo. Al minuto 1,23 vira su un rallentamento repentino con una chitarrona nefasta che porterà fino alla fine. L’elemento hardcore c’è anche in The Herd Will Scatter e From Gold To Gray dove questo incontra anche altri lidi di esposizione ritmica, in un costante flusso e riflusso che regola la struttura dei brani. Nell’ultima in particolare è in evidenza il basso in solo.
I restanti capitoli sono piuttosto simili per la marcatura groovy associata ai cori che aizzano il cantato abrasivo principale.
Gli Hatebreed si affidano a una chiusura melodrammatica con un ultimo brano che splende attraverso tutta la selezione: Invoking Dominance, un pezzo seducente, dove la supremazia di chitarra solista si esprime melliflua in un assolo di impronta melodic death metal. Il brano avvolge inizialmente con fascino oscuro e successivamente, si appresta a stringere l’ascoltatore sul lavoro di chitarra serratissimo degli altri passaggi.
Per questa pubblicazione gli Hatebreed restano nel perimetro sicuro di una formula vincente perpetrata per oltre vent’anni, continuano a trainare con forza e impeto gli arrangiamenti, in questa occasione allargando il confine con ridotte variazioni tecniche o dinamiche. WEIGHT OF THE FALSE SELF è complessivamente un viaggio adrenalinico su riffing serrato e drumming tellurico, promettente per una resa dal vivo da true headbangers. Il quintetto non può proprio fare a meno di non passare inosservato con un altro album massiccio e blindato, ottava pietra miliare di una lunga discografia targata Hatebreed.
Rating: 9/10
Brani suggeriti: Instinctive (Slaughterlust), Let Them All Rot, Weight Of The False Self, Cling To Life, A Stroke Of Red, Invoking Dominance
HATEBREED – WEIGHT OF THE FALSE SELF tracklist:
1. Instinctive (Slaughterlust)
2. Let Them All Rot
3. Set It Right (Start With Yourself)
4. Weight Of The False Self
5. Cling To Life
6. A Stroke Of Red
7. Dig Your Way Out
8. This I Earned
9. Wings Of The Vulture
10. The Herd Will Scatter
11. From Gold To Gray
12. Invoking Dominance
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