
ABOUT VILLAIN OF THE STORY.
Dopo la dipartita dall’etichetta Stay Sick Recordings, i VILLAIN OF THE STORY, formazione metalcore in quintetto dal Minnesota, affrontano in solitaria il burrascoso panorama musicale con il secondo album in studio ASHES, in pubblicazione indipendente il 31 Agosto 2018.
Alle spalle hanno un EP intitolato The Prologue del 2015 e un precedente full-length del 2017 Wrapped in Vines, Covered in Thorns. La formazione dei Villain Of The Story inclusiva del nuovo batterista Zak Kostello comprende: Christian Grey alle harsh vocals e Logan Bartholomew alle clean vocals, il chitarrista Cody Pauly e il bassista Sean Wayne.
VILLAIN OF THE STORY. ASHES.
Track by track review
Il nuovo disco dei Villain Of The Story è una collezione di dieci brani più improntati sull’aspetto heavy del metalcore, serrano infatti i denti di brutto su quello che specialmente in apertura si accosta al deathcore de facto. Ma non si arrestano alla creazione di un album blindato nel metal più aggressivo, perché scivolano anche verso orizzonti melodici inattesi e in grado di favorire momenti di alta emozione.
Mi è bastato premere play e ascoltare la traccia opener The Dark Side, che spacca la porta a calci con un attacco brutale di blast beats in mitragliatore a fuoco libero. Un massiccio basso supporta il sussulto dell’apertura, un lavoro intricato di chitarra altrettanto veloce nel retro e alcuni piacevoli lead in superficie. Il brano è arricchito di elementi elettronici e suggestivi, in particolare nelle transizioni verso l’atmosferico favorite da break down molto poderosi. Una traccia malevola senza dubbio, dove per altro è messa in evidenza l’accoppiata vocale dei due frontman. Sin da qui Christian è quello che sfoggia una quantità numerosa di distorsioni, con un fare mostruoso sul lato gutturale dei low range growls e perforanti screaming in altezza abrasiva. La cosa che ho trovato interessante è la timbrica dell’altro cantante in pulito, Logan, perché non è convenzionalmente quello che trovereste nel metalcore e varianti melodiche, ma qualcosa che ritrovereste piuttosto nell’alternative metal. Piena e corposa, con graffiato tipico di voci del panorama alternative e post grunge corrente. Un heavy hitter come apertura, ma niente di meno a seguire.
Con bass slapping accompagnato da riffing nu metal e un arrangiamento da pugni in faccia si introduce il lead single del disco: Ashes. Meno frenetica della precedente, include un melodico favoloso e che suscita un ricantato. Ricorda i Linkin Park nel ritornello, mentre nelle sezioni più martellanti si gode l’accoppiata di un eccellente lavoro alle pelli e giri di chitarra taglienti come il genere comanda. La doppietta vocale è qui sublime proprio per la capacità di terrorizzare con i lows e strappare il sing along nel pulito.
Ascolta la release ufficiale di Villain of the Story – Ashes:
A proposito di pulito. Lying To Myself è il terzo brano, condotto quasi esclusivamente da Logan e due versioni della clean range del cantato: un quasi sussurrato confidenziale e liquido nella pulizia, su deliziosi arpeggi in chitarra pulita e un cantato graffiante nel resto dei fraseggi, sul ritornello e all’interno delle sezioni di riffing stoppato. Richiama i Breaking Benjamin del nuovo disco Ember ad esclusione delle sezioni arpeggiate. Una versione di brano melodic metalcore degno a pieni voti di essere in una selezione. Sento i Breaking Benjamin dell’ultimo disco anche e maggiormente nella successiva Too Far Gone dove c’è anche qualcosa di Five Finger Death Punch moderni. Delizia oscura di udito, la variegatura di distorsioni vocali tra i ritornelli e il groove insistente che spinge quanto mai a battere il piede nelle percussioni, vedi dal secondo minuto. Nella seconda sezione ospita un interludio in voce pulita, l’unico del brano, e si porta via con il chorus altamente memorizzabile il gradimento all’ascolto. Melodica e armoniosa.
La riflessione sulle tracce precedenti si sofferma sull’adattabilità di Ashes e dei Villain Of The Story a diversi palati del metal, non solo di metalcore, essendo molto indicato anche per gli amanti dell’alternative metal e delle varianti contaminate dei generi -core.
Si scivola negli inferi del metalcore più incendiario con Suffer, una traccia molto densa e oscura che procede a passi pesanti e cadenzati con le spalle cariche di un peso apocalittico. Di questo pezzo è apprezzabile il lavoro di chitarra elettrica, virtuosa. Tempestoso nella batteria in blast e tonante sul growl strappa ogni melodia spennellata in precedenza in favore dell’oblio. È uno dei pezzi più duri del disco.
Una virata nella ritmica fa sì che I Villain Of The Story pestino irregolarmente il piede sull’acceleratore con Who I’ve Become, flusso e riflusso di un tappeto ritmico rapido e ammiccante all’hardcore, sezioni di drumming mordi e fuggi e passaggi di ritornello in cui l’accompagnamento è regolare. Un cosa certa è che questo pezzo include una reboanza di bassi ad alti decibel, e che i ragazzi dal Minnesota la sanno lunga di come si sfonda con un break down. Sorpresa a mo’ di balsamo uditivo: dal minuto 2,28 un solo arpeggio in chitarra pulita e leggermente riverberata con sofficissime percussioni ospita Logan nella versione candida e intima che abbiamo ascoltato in precedenza. Gradualmente un giro di elettrica sopraggiunge e il climax creato, cresce di intensità verso la fine. Un brano composito e molto ricco, dotato di tutti gli elementi migliori della formazione.
Del metalcore liquido e purissimo torna a colare nelle intercapedini di questa collezione di brani, riempiendo la slot numero 7. Un brano dotato di spesse linee di basso, in assolo assieme alla sola voce pulita o combinate a passaggi infuocati di distorsione vorace, An Empty Room. Il pezzo è rivestito da un involucro di rifulgente bellezza e orecchiabilità, e all’interno ha un cuore in fiamme. Il melodico avvolge il metalcore più incendiario e regala un momento di alto gusto di questo album. Da qui si apre a metà il disco, e vira verso un aspetto melodico più preponderante.
Giri di chitarra acustica quelli che introducono la terzultima Decay, dove si ha la chance di ascoltare un registro del cantato clean and clear che è l’esatta zona di comfort centrale di questo cantante, e si sente dalla resa eccezionale. Uno dei brani più carichi di armonia e melodia, soffia acqua sulle fiamme e coinvolge con un grande carico di emozione sul ritornello e non solo.
Without You riprende gli aspetti melodici e armonici della precedente. Arricchisce però la formula con un maggiore vigore strumentale di elettriche e assalti di percussioni. Questo pezzo ospita anche un assolo dal minuto 2,22. Tracce come queste sono testimonianza della padronanza dei Villain Of The Story di una serie di soundscapes, che hanno proposto impavidamente e a ragione.
L’elemento elettronico torna in aiuto della penultima Peace Of Mind dove uno scenario etereo ed evanescente si sviluppa solo pianoforte e synth. Un’apertura incendiaria aveva dato il via a questo viaggio tra le ceneri dei Villain Of The Story e chiude sulla versione più incantevole di cantato emozionale. Uno strumentale minimal lascia il passo all’energia proprio in conclusione, una progressione che sull’ultima palpitazione per la fragile tematica affrontata, lascia stupefatti da tanta meraviglia.
I Villain Of The Story sono una perla rara e un raro caso in cui una band svincolatasi da un’etichetta discografica, spezza le catene e si libra in aria compiendo tutte le evoluzioni che l’alta creatività ed espressività della sua ispirazione desidera. Ashes è in definitiva un disco carico di emozione, passione e dinamica. Tra pezzi più brutali e brani più armonici, il quintetto del Minnesota ha miscelato una chimica esplosiva in grado di garantire un alto trasporto nel destinatario del proprio opus musicale.
Rating: 10/10
Brani suggeriti: The Dark Side, Ashes, Lying To Myself, Too Far Gone, Who I’ve Become, An Empty Room
Villain Of The Story – Ashes tracklist:
1. The Dark Side
2. Ashes
3. Lying to Myself
4. Too Far Gone
5. Suffer
6. Who I’ve Become
7. An Empty Room
8. Decay
9. Without You
10. Peace of Mind
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