
LANDMVRKS
Ho avuto occasione di conoscere personalmente il cantante di questa formazione e la band stessa in occasione della tappa live in Italia insieme ai While She Sleeps nel 2019. Parto proprio da lui, Florent Salfati, screamer per eccellenza della formazione in attività da sette anni da Marsiglia: i LANDMVRKS (Florent Salfati, Rudy Purkart, Nicolas Exposito, Paul C. Wilson e Kévin D’Agostino). Nel 2018, la band con influenze hardcore, melodic hardcore e metalcore, ha messo a segno il secondo album in studio Fantasy. Torna con il terzo full-length LOST IN THE WAVES il 19 marzo 2021 tramite Arising Empire.
LANDMVRKS. LOST IN THE WAVES.
Recensione traccia per traccia
Lost In A Wave attacca con riffing ammiccante al post-grunge su cui esplode il down tuned che ogni amante del metalcore adora. Il brano è piuttosto dinamico e attinge a piene mani alla versione abrasiva dello strumentale tipicamente hardcore e metal hardcore. Accade specularmente sul piano vocale, dove la distorsione è del tutto squarciante. Ci sono quelle scivolate in low and slow incredibili, dove l’accordatura bassa di chitarra rallenta drammaticamente e lascia entrare anche un mostruoso low growl, una struttura ritmica che avevo già testimoniato dal vivo e che ritrovo con piacere qui. Il ritornello è carico di potenza e, cantato a pieni polmoni, riesce a fare grande presa sul ricantato.
Versatile nelle stilistiche, vedrete come in Rainfall Florent riesce a passare dallo screaming più stridente al fratellastro mid growl gutturale fino a sprofondare nel low growl più abissale. Un bello spettro vocale che trova la giusta sistemazione all’interno di un brano scritto per incitare le folle o se vogliamo, per indurre il mosh più totale, con tanto di cori che aizzano gli animi e un lavoretto di chitarra ritmico che sostiene l’andamento sussultorio del brano in congiunzione alla precisione chirurgica di blast beats fulminanti. Anche qui, un rallentamento ritmico flemmatico accoglie gli aspetti più tetri della musica e delle corde vocali, lasciando cadere quel drappo nero sull’arrangiamento prima di andarsene.
In Silent si manifesta l’aspetto melodic hardcore dei Landmvkrs senza spegnere il propulsore principale del sound, che resta l’intensità. Il ritornello edulcorato alleggerisce il carico delle sezioni più affrettate e aggrovigliate, con una dose melodica, cantato pulito e un breve istante di chitarra acustica. Tende a non restare troppo impresso nella memoria, ma mostra un altro aspetto del suono della formazione francese.
L’arpeggio leggermente riverberato e pulito di Visage ricorda incredibilmente l’introduzione di In The End dei Linkin Park. Sull’arpeggio entra il cantato pulito insieme a una nebulizzazione di synth. Quello che non vi aspettereste mai è quello che succede subito dopo. Entra del rapping in lingua madre – ps: il rap francese è qualitativamente uno dei migliori al mondo! – insieme a una base tipicamente hip-hop. Parliamo di rap metal, con tanto di scratch e qualcosa che tende leggermente a spiazzare perché non trova la collocazione o forse, la transizione giusta nel brano. Chitarre rampanti e corrosive si aggiungono alla formula portando con sé la demolizione. Dopo il rap, il pezzo tocca un lido incendiario, poi vira sul melodico del ritornello. Visage è un brano dinamico, con qualcosa che oltre la creatività stilistica elevata riesce a essere ricordato per essere unico nella selezione.
I Landmvrks si riaffacciano sul territorio melodic hardcore con Tired Of It All, dove l’esposizione emotiva è notevole tanto da spingersi oltre il perimetro stesso allungandosi verso il pop punk. Quasi esclusivamente melodico, è un episodio piuttosto leggero all’ascolto, con i suoi innesti metalcore nella seconda parte e un’accelerazione distintiva per il groove del tappeto ritmico. Si scontra però con il melodico di cui il brano è sovraccarico. Anche qui la transizione melodic to heavy è a lenta digestione.
Say No Word rimbocca drasticamente la strada maestra dell’heaviness distruttrice con una sezione ritmica massiccia che dal metalcore o dall’hardcore prende in prestito la frangia più antagonista: l’aggro. Si percorre in cardiopalmo perché drumming e riffing sono nevrotici e pestano sul pedale dell’acceleratore. Nella seconda parte del pezzo, il tempo rallenta improvvisamente su una marcia medio – bassa. Nonostante le sterzate ritmiche, il brano randella pesantemente sull’ascoltatore, che nonostante ne abbia prese tante, ne vorrebbe ancora di più. Occhio al palm muting tanto serrato da far sanguinare le mani! Questa è una mosh-inducing track di sicuro effetto dal vivo.
Always si introduce con una serie di giretti circolari puliti e una bella melodia che guarda alla versione limpida del sound. La traccia è tanto armonica da scambiarsi la sedia col pop punk. Chitarre altisonanti e un cantato coinvolgente sono punti a favore del brano, che però sfonda fin troppo ancora quel perimetro che ci si aspetterebbe più blindato dai Landmvrks.
Tanto quanto il nome stesso lo suggerisce, Shoreline è un solo interludio di 34 secondi con rumore di onde in flusso e riflusso. A questo scenario desolato seguono le chitarre in riffing spietato e drumming furioso di Overrated. Per fortuna ai passaggi più vulnerabili dell’album sono affiancate tracce come questa. Il brano scatta fin dall’apertura con un lavoretto ammirevole di doppio pedale, grancassa e rullante appaiato a un riffing rapace. Si squarcia su un ritornello melodico, ma la scrittura lo colloca meglio che negli altri episodi. È un chorus a base di stevia, dolcificato con una dose melodica, ma senza olio di palma e quindi si innesta nella memoria perché trainato dalla catchiness. Assolutamente toste, le sezioni demolitrici sono adatte ad aprire il circle pit. C’è del groove nell’arrangiamento tutte le volte che il brano sussulta sulla ritmica regolare e tanto prepotente da far sbattere la testa. Forzuto e tenace, nonostante le parentesi alleggerite, il brano mantiene la sua identità massiccia e la cosa non dispiace neanche un po’. In coda il lavoro di pelli trova il massimo della gloria, restate al riparo dai blast beats finali!
Il vero momento di rivelazione melodica dell’intero disco è collocato in chiusura: Paralyzed. Per 2,40 minuti il brano è guidato dalle sole clean vocals insieme a uno strumentale attutito, pianoforti e atmosferico evanescente, guidati da parole fragili e malinconiche tanto quanto l’arrangiamento stesso. Per l’ultimo minuto di esecuzione, il cantato si arroventa accompagnato dalle chitarre che hanno raccolto potenza. L’animo melodrammatico identifica l’ultimo capitolo per intero e conduce alla conclusione del disco.
Il nuovo Landmvrks è un album da mezzora esatta di playback con dieci tracce che esplorano territori reconditi oltre la matrice hardcore insita nella band. Ci sono episodi veramente forti e marcati nell’album, ma sono ridotti in confronto al resto delle tracce, che se ne va scivolando tra i meandri della memoria trascinato da un animo un po’ troppo orientato al melodico. Sembra che i Landmvrks siano alla ricerca di una posizione definitiva e distintiva per emergere nel panorama europeo. Alla base c’è una musicianship capace, versatile e flessibile, ma un marchio a fuoco inconfondibile e tipicamente à la Landmvrks si sta ancora avventurando un po’ “lost in the waves” senza aver trovato ancora la piena espressione. Ma la sostanza c’è e trovare una collocazione marcata sarà soltanto una naturale conseguenza. E SPERIAMO CHE SIA HEAVY.
Rating: 8/10
Brani suggeriti: Lost In A Wave, Visage, Rainfall, Say No Word, Overrated
Landmvrks – Lost In The Waves Tracklist:
1. Lost In A Wave
2. Rainfall
3. Silent
4. Visage
5. Tired Of It All
6. Say No Word
7. Always
8. Shoreline
9. Overrated
10. Paralyzed
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