
TOP 10 METALCORE ALBUMS OF 2020. PART 1.
Selezione dei 10 migliori album metalcore del 2020.
PARTE PRIMA:
1. Bury Tomorrow – Cannibal
2. Fit For A King – The Path
3. August Burns Red – Guardians
4. Currents – The Way It Ends
5. Polaris – The Death Of Me
1. BURY TOMORROW – CANNIBAL
Sul podio delle formazioni più stellari del panorama metalcore europeo, i BURY TOMORROW confermano una discografia pressoché infallibile con il sesto album in studio CANNIBAL, in uscita il 3 luglio 2020 tramite Music For Nations/Sony Music. Il nuovo lavoro continua il momentum dell’acclamato BLACK FLAME, che nel 2018 aveva elevato la formazione all’apice del genere. Un album praticamente perfetto, che espone ancora a un ascolto raffinato e a tutti quegli elementi che rendono i Bury Tomorrow una band con un sound inequivocabile.
Ruota ancora intorno a un nucleo anthemic centrale e alle iconiche double vocals della formazione da Southampton: la distorsione di Daniel Winter-Bates e l’inconfondibile pulito di James Cameron. L’album si distingue per gli enormi ritornelli, indimenticabili dalla prima ripetizione e collocati in transizione fluida all’interno di un songwriting tecnico e incendiario. Sono anthemic choruses, alimentati dal cantato melodico di James Cameron e dalla doppietta di chitarre, che versano sull’uno e l’altro versante del suono, armonico o brutale. Al centro la tematica della salute mentale del cantante Daniel Winter-Bates, che si fa catartica per l’espressione personale e collettiva attraverso la musica.
Degno Album Of the Year 2020, Cannibal è uno di quei lavori di calibro talmente alto, da essere destinato al riavvolgimento perpetuo, mettendo ogni volta a segno lo stesso coinvolgimento e trasporto emozionale del primo ascolto.
Brani suggeriti: Choke, Cannibal, The Grey (VIXI), Better Below, The Agonist, Cold Sleep
2. FIT FOR A KING – THE PATH
Dal podio metalcore britannico a quello a stelle e strisce, i FIT FOR A KING, che dopo uno dei metalcore AOTY 2018, DARK SKIES, tornano con il sesto full-length THE PATH, in pubblicazione il 18 settembre 2020 tramite Solid State Records. Come insito nell’ispirazione lirica dei FFAK, in questo lavoro viene affrontata una nuova tematica significativa, discutendo della rivalsa personale sui demoni interiori e sugli ostacoli della vita. Un altro album entra a far parte di una solida discografia a partire dal tipico marchio metalcore, che qui viene raffinato nella formula proporzionata di heaviness e melodic catchiness per lasciare all’ascoltatore brani e ritornelli indelebili.
Il disco sperimenta con soluzioni d’atmosfera spesso oscure, attraverso nuove dinamiche e una tracklist diversificata. Il massacro sonoro viaggia in parallelo alla sensibilità melodica, mantenendo come minimo comun denominatore la potenza, traino dell’intero disco.
THE PATH è un album dinamico, mai scontato e memorabile che riesce a tenere attaccati all’ascolto dal primo all’ultimo brano. Linee armoniche e momenti ad alto coinvolgimento si incastrano agli elementi più forti del genere: breakdown, chitarroni serrati e percussioni puniche. Con questa sesta release i Fit For A King si dimostrano ancora uno Jaggernaut che non accenna al minimo arresto, infallibili e indomabili proseguono con un’altra pietra miliare. God Save Fit For A King.
Brani suggeriti: The Face Of Hate, Breaking The Mirror, Annihilation, Locked In My Head, God Of Fire, Louder Voice
3. AUGUST BURNS RED – GUARDIANS
Restiamo ancora tra i nomi leggendari del genere con gli AUGUST BURNS RED, che nel 2017 avevano alzato un muro del suono blindato con l’ottavo full-length PHANTOM ANTHEM. Varcano non solo la soglia di 17 anni di musica, ma anche quella del nono album in studio con GUARDIANS, in uscita il 3 aprile 2020 tramite Fearless Records. Tornano d’assalto con il metalcore di alta qualità attraverso i cardini del suono che la formazione non perderà mai: la caratura tecnica, l’aderenza matematica, la resa epica e teatrale dei micro soundscapes creati con la sensualità di corde, elementi che si miscelano al metalcore tout court attraverso transizioni liquide da una sezione all’altra.
Un lavoro superbo fatto di undici tracce devastanti, distruttive e chirurgiche, dove il groove tenace incontra l’indulgenza melodica più squisita e avvolgente. Il disco è stato scritto attraverso la lente progressive, di cui protagonisti sono i virtuosismi di solista e i cambi di tempo brillanti. Sono brani intricati, di grande qualità e indiscussa musicianship. Non a caso Guardians è stata una delle pubblicazioni più attese del 2020 e torna a testimoniare il valore di una discografia consistente, nonché il nome a caratteri cubitali che gli ABR hanno impresso sulla scena metalcore moderna dal proprio debutto, in direzione della seconda decade di musica.
Brani suggeriti: Paramount, Lighthouse, Dismembered Memory, Bloodletter, Empty Heaven, Three Fountains
4. CURRENTS –THE WAY IT ENDS
Dopo aver debuttato nel 2017 con il primo album in studio THE PLACE I FEEL SAFEST a cui è seguito I LET THE DEVIL IN EP del 2018, i CURRENTS si riaffacciano con il secondo capitolo lungo THE WAY IT ENDS in pubblicazione il 5 giugno 2020 tramite SharpTone Records. I Currents sono una formazione non collocabile nel solo metalcore, per attingere a frange più estreme che sfondano la cornice distruttiva del genere approdando in quello che chiamo metalcore-meeting-deathcore.
Tornano a prendere d’assalto la scena con un disco che attraversa una pletora di emozioni. Un narrazione di undici tracce dotate di personalità propria e tutte in grado di fare presa per il grado di intensità che attinge all’heaviness madre, passando anche per l’atmosferico, il malinconico suggestivo e squarciandosi sugli indimenticabili ritornelli plateali di questo album. Un lavoro di corde intricato e tecnico si affaccia sul ciglio del breakdown fest, supportato da harsh vocals ostili che accompagnano i momenti demolitori. L’ascolto consente immedesimazione e lascia appagamento perché con The Way It Ends si viaggia attraverso la furia e la finesse malinconica. Un panorama complesso e fatto di tracce forti, che consente ai Currents di continuare la marcia su un cammino dannatamente giusto.
Brani suggeriti: A Flag to Wave, Poverty of Self, Monsters, Kill The Ache, Split, How I Fall Apart, Better Days
5. POLARIS – THE DEATH OF ME
Come si passa dalla scena underground al mainstream in un lampo, lo hanno dimostrato i POLARIS, una formazione metalcore dalla terra dei canguri in costante crescita e orgoglio del panorama australiano, quello che io chiamo Aussiecore. Al secondo album in versione lunga, i Polaris mollano THE DEATH OF ME il 21 febbraio 2020 tramite Resist/SharpTone Records. Preannunciato da un elevato hype dopo la pubblicazione dei primi singoli estratti dal disco, questo lavoro conferma ogni aspettativa e si rende in definitiva riassumibile come: brutalità tecnica elevata al melodico introspettivo.
Un album dotato di alta perizia tecnica, come si conviene da sempre alla formazione, ma il marchio a fuoco tecnico qui si fa ancora più progressivo, melodico, psicologico e calibrato che mai. Confermandosi ancora al vertice del progressive metalcore, la formazione non inquadra i brani nel solo genere, ma estende il songwriting su un versante brutale o melodico con evidente talento compositivo.
Cardine di questo capitolo è il lavoro di chitarra, accostata a dinamiche creative che variano lo stile e la resa su una costante alternanza di luce e buio, grazie anche a una produzione cristallina che valorizza la cura al dettaglio con cui il disco è stato scritto. Con una giovane carriera che avanza a passi da gigante, i Polaris hanno messo a segno una nomination agli ARIA Awards 2018 e tour fenomenali. Nel 2020 varcano la soglia del sophomore album, andandosi direttamente a collocare tra i grandi del genere.
Brani suggeriti: Pray For Rain, Masochist, Landmine, Creatures Of Habit, Martyr (Waves), All Of This Is Fleeting
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Per la seconda parte di TOP 10 METALCORE ALBUMS OF 2020. PART 2 di SICK AND SOUND:
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