
TOP 20 METALCORE ALBUMS OF 2019. PART 1.
Selezione dei 20 migliori album metalcore del 2019.
PARTE PRIMA:
1. As I Lay Dying – Shaped By Fire
2. Crystal Lake – Helix
3. After The Burial – Evergreen
4. Betraying The Martyrs – Rapture
5. The Royal – Deathwatch
6. Born Of Osiris – The Simulation
7. Heart Of A Coward – The Disconnect
8. Northlane – Alien
9. Wage War – Pressure
10. Of Mice & Men – Earthandsky
1. AS I LAY DYING – SHAPED BY FIRE
Il 2019 è stato un anno ricco di pubblicazioni metalcore, alcune delle quali fortissime ma non forse quanto il precedente 2018 che aveva sfornato la crème de la crème con i nuovi capitoli di Architects, Ice Nine Kills, Fit For A King, Parkway Drive e via discorrendo. Abbiamo categorizzato per i lettori di SICK AND SOUND affezionati a tutte le varianti del metalcore, gli highlights del 2019. All’apice della selezione gli AS I LAY DYING con il mastodonte per eccellenza dell’anno, SHAPED BY FIRE, album della redenzione di un Tim Lambesis scarcerato, pentito e pronto a espiare le sue colpe con un album strepitoso. In uscita il 20 settembre 2019 tramite Nuclear Blast, il disco si snoda attraverso testi confessionali e dodici brani sovraccarichi di potenza, breakdown massicci, una mattanza costante di corde fine-grosse alla stregua del tecnico e ritornelli virali. La distruzione totale va di pari passo con la galvanizzazione nel settimo album degli As I Lay Dying, che tornano ritemprati e più fieri che mai confermando tutti i motivi per cui sono ancora una delle band più forti del metalcore.
Brani suggeriti: Blinded, Shaped By Fire, Undertow, The Wreckage, My Own Grave, Redefined, The Toll It Takes
2. CRYSTAL LAKE – HELIX
Al vaglio la band prodigiosa del metalcore giapponese con flair futuristico ed elettronico, electronicore se vogliamo, i CRYSTAL LAKE, una delle ultime entrate nel roster SharpTone Records con cui hanno pubblicato il nuovo album, HELIX, il 15 Febbraio 2019. Un disco incastrato in modo geniale che riesce a mettere a segno coinvolgimento e massacro di massa. I Crystal Lake confermano di essere una macchina da guerra spietata, senza mai abbassare il tiro micidiale. Helix ruota intorno alla tematica dell’intelligenza artificiale che controlla un mondo disumanizzato strutturato su un’architettura logico informatica, che ha manipolato il DNA umano. Tutti gli strumenti fanno un lavoro meccanico nell’aderenza, chitarroni, bassi e nevrosi da doppio pedale marciano insieme esponendo una tecnica magistrale. Torna il sovrabbondante uso di synth e di elementi elettronici a retroscena di atmosfere tetre e inquietanti tipiche. Un album dinamico e intricato, dove la furia straccia i confini del mosh.
Brani suggeriti: Aeon, Agony, Lost In Forever, Outgrow, Devilcry, Apollo
3. AFTER THE BURIAL – EVERGREEN
Parlando di tecnica e virtuosismi di corde, una formazione dal roster Sumerian Records, gli AFTER THE BURIAL, emblema del progressive metalcore, che il 19 aprile 2019 pubblica il sesto album in studio EVERGREEN. E forse non a caso il disco ha questo nome, perché la formula proposta è ancora vincente e riesce a dominare lo scenario progressive tra le migliori pubblicazioni dell’anno. Al centro della selezione c’è un elemento fondamentale: il groove, capace di suscitare l’headbanging o far sbattere i piedi, a seconda dei gusti. Prepotente e forzuto, il disco fa perno sull’asso degli After The Burial: il lavoro di elettrica. Serratissimo riffing e accordature abissali nel down tuned sfoggiano la tecnica da sempre miracolosa della formazione. Vengono integrati numerosi assoli, sfumature melodiche e contagiose all’interno di una sezione ritmica claustrofobica nei blast beats. Grande deflagrazione all’ascolto, cortesia non solo dello strumentale ma anche dello jaggernaut vocale, Anthony Notarmaso e una delle uscite memorabili dell’anno in formula sempre verde.
Brani suggeriti: Behold the Crown, Exit Exist, 11/26, In Flux, Respire, The Great Repeat
4. BETRAYING THE MARTYRS – RAPTURE
Torniamo in territorio europeo, con una delle band di punta del metalcore francese, i BETRAYING THE MARTYRS, che pubblicano RAPTURE il 13 settembre 2019 tramite Sumerian Records. Inequivocabili nel sound sinfonico e atmosferico, il sestetto per eccellenza dalla Ville Lumiere ne ripropone la struttura molecolare attraverso brani belli e dannati, con armonie diluite su archi, pianoforti, orchestrazioni, ambience e quanto synth si possa usare a spreco. Un disco che lascia all’ascoltatore cori epici, in versione anthemic e virale. Pietra miliare della discografia, Rapture, parte proprio dalle basi dei Betraying The Martyrs, ed esplora una serie di dettagli in grado di stanziare una dicotomia di luce e buio. Un album fatto di melodie e atmosfere decadenti, distese su una trama brutale e corrosiva, con breakdown devastanti, riffing fiero e un extra elemento noir. La formazione parigina prosegue sulla strada maestra senza virate, continuando a sparare a pieni cilindri sulla nobiltà della melodia e la furia dell’aggressione.
Brani suggeriti: Eternal Machine, Down, The Iron Gates, Parasite, Monster, Incarcerated
5. THE ROYAL – DEATHWATCH
Tra le migliori pubblicazioni dello scorso 2019, una formazione dai Paesi Bassi, nel roster Long Branch Records, i THE ROYAL, che dominano accanto alle icone europee il metalcore blindato, il chug metalcore, dove la potenza è proprietà commutativa della devastazione, e che quest’anno è tornata col terzo album in studio DEATHWATCH l’8 marzo 2019. Un album demolitore con una forte componente oscura, drammatica, teatrale e baratro di breakdown. Atmosfere e interludi sinistri sono distesi su tutta la selezione accanto a tastiere, archi e synth. Non c’è spazio per il cantato pulito, ma solo per il growl in tutti i registri, e una quantità elevata di blegh, con tanto di collaborazione con Ryo Kinoshita dai Crystal Lake. Un album antagonista, misterioso, polverizzante e soprattutto tetro, che ho masticato finché non mi ha spezzato i denti e un episodio memorabile dell’anno appena trascorso. Un disco dannatamente oscuro e appagante.
Brani suggeriti: State of Dominance, Soul Sleeper, Deathwatch, Exodus Black, Lone Wolf
6. BORN OF OSIRIS – THE SIMULATION
Avanguardia di tutte le altre uscite dell’anno, THE SIMULATION è il quinto album dei BORN OF OSIRIS, in uscita uscito l’11 gennaio 2019 tramite Sumerian Records. La formazione progressive metalcore perpetra il signature sound attraverso tutte le caratteristiche che ne hanno permesso una discografia pressoché perfetta, e creano una serie di tracce destinate a restare impresse a lungo. Tornano gli elementi atmosferici ed elettronici, le melodie contagiose e la caratteristica fondamentale della catchiness. Di pari passo con la controparte heaviness, i passaggi melodici si accostano alle sezioni brutali, passando per ampi catchy chorus e un’altissima orecchiabilità. Perno di un intricato lavoro di corde, ma anche di una spiccata capacità compositiva. Liricamente il disco affronta la teoria della simulazione, di cui synth futuristico ne riflette specularmente la tematica. Attraverso otto brani si parla di una serie di realtà virtuali che costruiamo ma che non ci appartengono, l’intelligenza artificiale e l’evoluzione di un futuro che si rivela nient’altro che una simulazione.
Brani suggeriti: The Accursed, Cycles Of Tragedy, Under The Gun, Analogs In A Cell
7. HEART OF A COWARD – THE DISCONNECT
Un album scivolato via per molti, dato lo sguardo al solo panorama statunitense, ma decisamente curato e in grado di centrare il vero concetto di metalcore a tutti chitarroni down tuned, bassi e soprattutto breakdown. Sono gli HEART OF A COWARD, dal metalcore/progressive metalcore inglese che pubblicano THE DISCONNECT il 7 giugno 2019 tramite Arising Empire, primo album a includere il nuovo cantante Kaan Tasan, una collocazione più che perfetta, carismatica e potente. Un album lampante negli atmosferici, nei tasty (o meaty?!) breakdown e virale nei catchy chorus, molto spesso in versione da stadio, si annidano nella memoria all’istante.
Se gli elementi cardine della formazione inglese sono granitici e mantenuti come scheletro fisso per la maggior parte dei brani, all’ascolto attento si percepiscono quelle variazioni uniche come gli innesti dannati, oscuri e il synth nebulizzato che ne rendono il valore aggiuntivo. The Disconnect è uno di quegli album vincenti e blindati, cosparsi di elementi raffinati al micron che fanno la vera differenza nel sovrappopolato mainstream metalcore.
Brani suggeriti: Drown In Ruin, Ritual, Collapse, Culture Of Lies, Suffocate, Parasite
8. NORTHLANE – ALIEN
Alla soglia di dieci anni di metalcore, i NORTHLANE tornano con un album di scenari visionari ed elettronici, attraversato dal tormento e dalla liberazione personale del cantante Marcus Bridge. I Northlane varcano la soglia del quinto album in studio, ALIEN, in pubblicazione il 2 agosto 2019 tramite UNFD. Un album controverso per molti, in vista di un cambio direzionale del sound e undici tracce diversificate proiettate al futuristico, elettronico e visionario. Alien è un’esperienza tetra e sinistra, alienazione aggressiva e intensa che esce dal perimetro metalcore. Catarsi del tormento, il disco è altamente emozionale soprattutto sulla linea vocale, di questo cantante di gran lunga più espressivo nel pulito che nel distorto. Alien è un amalgama sperimentale, che ha diviso i fan, ma che in definitiva, stanzia tracce che si ricorderanno per l’atmosferico, per il brutale o per l’orecchiabile del ritornello, collocati in quella che non può essere considerata altro che una creazione artistica.
Brani suggeriti: Bloodline, Freefall, Jinn, Paradigm, Vultures
9. WAGE WAR – PRESSURE
Dal primo album del 2015, WAGE WAR hanno cavalcato l’onda del successo nel genere metalcore fino alla release di uno degli album più attesi del 2019: PRESSURE che è arrivato tramite Fearless Records il 30 agosto 2019.
Dodici tracce senza interludi si snodano attraverso la brutalità e l’equilibrio melodico. Rispetto agli altri lavori, i Wage War progrediscono verso una maggiore integrazione di melodico. Non viene rimossa la componente banger, il palm muting fulminante condito da breakdown e sezioni incendiarie insite nel marchio di fabbrica, ma vengono anche collocati nella selezione brani radio edit.
Pressure è una collezione di brani snodati tra stili e scenari diversi, che valorizza la sperimentazione creando un elenco omogeneo. La brutalità è elevata al quadrato del melodico, il che favorisce il coinvolgimento dell’ascoltatore versus la costante mattanza che gran parte della fan base si aspettava. In questo episodio ritornano i ritornelli indimenticabili e l’inconfondibile incastro vocale delle clean e harsh vocals Quistad-Bond. Un album che cresce nell’ascoltatore con molteplici riavvolgimenti e che espone in definitiva i Wage War di sempre, ma in evoluzione sulla melodic catchiness.
Brani suggeriti: Who I Am, Prison, Ghost, Low, The Line, Fury, Will We Ever Learn
10. OF MICE & MEN – EARTHANDSKY
Gli OF MICE & MEN raggiungono la sesta pubblicazione con EARTHANDSKY in uscita il 27 settembre 2019 tramite Rise Records. Simili nelle sonorità, se la battono con i Wage War, specialmente con il precedente album Defy, in parte simile a Pressure, ma per l’ultima pubblicazione hanno scelto il ritorno significativo all’aggressività viscerale del sound rinunciando a un formato radio edit o da rock arena del metalcore. Il tiro viene riaggiustato sulla frenesia ritmica di un eccellente drumming e riffing attraverso un album che si percorre in cardiopalmo. Senza escludere ritornelli viscerali e iniezioni melodiche, parte integrante del sound degli Of Mice & Men, viene soprattutto ripreso il profilo heavy in linea con i pezzi più forti dell’intera discografia. Un Aaron Pauley al massimo sia nella versione distorta che pulita, mostra una notevole maturazione vocale, soprattutto nelle harsh vocals, qui più laceranti che mai. Un album che ruota intorno a tematiche di resilienza, sussulta con l’ascoltatore e soffia benzina sul fuoco, predisponendo l’headbanging con componente sing along all’interno di undici brani da muro del suono.
Brani suggeriti: Gravedancer, Taste Of Regret, Pieces, Earth and Sky, Linger, How To Survive
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