
TOP METALCORE ALBUMS OF THE YEAR 2018.
PART 1.
Selezione dei migliori album metalcore del 2018.
PARTE PRIMA
1. Architects – Holy Hell
2. Ice Nine Kills – The Silver Scream
3. Fit For A King – Dark Skies
4. Caliban – Elements
5. Silent Planet – When The End Began
PARTE SECONDA
6. Bury Tomorrow – Black Flame
7. Bleed From Within – Era
8. Parkway Drive – Reverence
9. Of Mice & Men – Defy album
10. Erra – Neon
PARTE PRIMA
1. Architects – Holy Hell
Dall’ultimo lavoro del 2016, All Our Gods Have Abandoned Us, e un disco che gravitava intorno alla disperazione e alla disillusione, gli screamers leggendari del metalcore inglese, gli ARCHITECTS, non si sono smentiti né tanto meno alleggeriti. Sono trascorsi due anni dalla tragedia della morte per cancro del chitarrista Tom Searle. Due anni di sofferenza e sgomento, catartici per la produzione dell’album più brutale e violento di un’intera carriera di Architects. Il 9 novembre 2018, arriva il monumento al dolore per eccellenza, l’ottavo full-length HOLY HELL, in release tramite Epitaph Records. Alla stregua di un dilaniante sentimento di perdita e tormento, Holy Hell è un disco stupefacente, che ha scalato le classifiche di tutto il mondo per essere un tributo sacro a una vita conclusasi tragicamente troppo presto, quella di Tom, e per la prima volta si avvale di lyrics scritte dal fratello gemello Dan Searle. Come per gli altri sette album che gli Architects si sono lasciati alle spalle, l’aggressività corre parallela all’impeto del cantato di Sam Carter, ancora presenza cruciale per riflettere il massimo dell’espressività attraverso arrangiamenti intrisi di rabbia vocale. Per questo ottavo disco, gli Architects si inoltrano nel territorio della contaminazione elettronica, synth e archi orchestrali che avvolgono ciascuna delle 13 tracce con il mantello di atmosfere oscure e tanto tediate, quanto il dolore che è filo conduttore dell’intero disco. AOTY indiscusso di questo 2018.
Brani suggeriti: Death Is Not Defeat, Hereafter, Damnation, Royal Beggars, Modern Misery, Doomsday, A Wasted Hymn.
2. Ice Nine Kills – The Silver Scream
Dodici anni di Ice Nine Kills, e di theatricore, quel genere che associa la musica – il metalcore – alla cinematografia, collocandola in contesti tematici. Ed è così che gli ICE NINE KILLS, giungono il 5 ottobre 2018 a un disco straordinario, THE SILVER SCREAM, in pubblicazione tramite Fearless Records. Ruotando intorno all’incubo americano attraverso il filtro dell’horror e del cinema, propongono un quinto disco e 13 tracce (non a caso 13!) su reminescenza di film come Halloween, Venerdì 13, Non Aprite Quella Porta e il Corvo. Dai titoli stessi a ciascuno dei mini trailer prodotti per le tracce, combinano la passione per l’horror a quella del metal ed elevano in questo disco la perizia tecnica e vocale al cubo di atmosfere sinistre e inquietanti, dell’heaviness e di passaggi incredibilmente orecchiabili, quanto di ritornelli dannatamente virali. Lo fanno mediante l’uso si abbondante synth, ambient spacing ed elementi atmosferici, archi e pianoforte quanto a una linea vocale versatile e camaleontica da parte di Spencer Charnas. E così, gli Ice Nine Kills riescono a proporre un disco vario, tanto ostile e minaccioso, quanto melodico e nebulizzato nell’etere di istanti espressivi e appassionati, più contagioso che mai. Rivisitato più volte durante l’anno per le sue tracce grottesche ed entusiaste, è sul podio degli AOTY 2018 di molte piattaforme editoriali e d’intrattenimento.
Brani suggeriti: The American Nightmare, Stabbing In The Dark, A Grave Mistake, Merry Axe-Mas, IT Is The End.
3. Fit For A King – Dark Skies
Protagonista dell’autunno 2018, alla sua uscita ha lasciato il panorama metalcore colpito da tanta brutalità controllata e per riuscire ancora una volta a designare il metalcore di alto valore nei messaggi veicolati. Si tratta di DARK SKIES, il quinto album in studio dei FIT FOR A KING, formazione dal metalcore texano. Interamente incentrato sulla sfera dell’oscurità umana, e pubblicato il 14 settembre 2018 tramite Solid State Records, mette in luce la vulnerabilità dell’essere umano e le difficoltà della vita moderna e quotidiana. Dodici brani onesti e autentici quanto la formazione stessa, che si mostra umana sullo stesso piano dell’ascoltatore. E allora i Fit For A King non temono di sanguinare e mostrarsi tormentati quanto coloro che si relazioneranno alle loro tematiche, specchio della solidarietà che Dark Skies vuole riflettere. Si dimena tra passaggi di intensa brutalità, e melodia, parte di un amalgama dalle textures dense e oscure capace di scorrere e trasportare su una selezione di tracce genialmente assemblata e una combinazione vincente di aggressivo e melodico. Il quartetto da Dallas, si fa ancora una volta portabandiera della lotta contro l’oscurità dalla parte della componente vulnerabile dell’animo umano, cercando una connessione con coloro che ne hanno accolto le fragili tematiche.
Brani suggeriti: Engraved, The Price Of Agony, Backbreaker, Anthem Of The Defeated, Tower Of Pain, Oblivion.
4. Caliban – Elements
Undicesimo capolavoro per i CALIBAN, formazione dal metalcore tedesco con due decadi di musica alle spalle che ha combinato una sconfinata quantità di catchiness all’interno di un disco di feroce heaviness. ELEMENTS è un disco con mastodontici break down, e un tipico riffing stoppato tanto reboante, livellato e intricato quanto profondo nel lavoro di bassi che lo supporta nel cento per cento dei casi. In uscita il 6 aprile 2018 tramite Century Media Records, è l’opus magnus dei Caliban, imperniato ancora sugli indimenticabili anthemic chorus con cui solo una band di questo calibro riesce ad ammorbare masse intere. Un quintetto tellurico, orgoglio del metalcore europeo con un formidabile Andreas Dörner, mostro di ogni registro della distorsione vocale.
Con Elements e un’abilità tecnica invidiabile e una lunga esperienza, i Caliban strappano il massimo del gusto alle orecchie degli adepti del metalcore, con i suoi ritornelli irrefrenabilmente ricantabili e i suoi passaggi cataclismici dove è impossibile non aprire un mosh pit. Brutale e squisito, virale e contagioso, potente e sussultorio schianta l’ascoltatore con i suoi break down nell’abisso della perdizione e della dipendenza di un disco narcotico.
15 tracce che si ascoltano e si riavvolgono, in un eterno cerchio di catarsi del dolore di arrangiamenti aggressivi e piacere delle raffinate medicazioni che diluisce.
Brani suggeriti: This Is War, Intoxicated, Before Later Becomes Never, I Am Fear, Delusion, Masquerade, Incomplete.
5. Silent Planet – When The End Began
WHEN THE END BEGAN, terzo album in studio della formazione metalcore californiana da Asuza, i SILENT PLANET, pubblicato il 2 novembre 2018 tramite UNFD / Solid State Records. Una band di successo per il profondo legame di connessione stabilito con la propria fan base, e per un geniale Garrett Russell, cantante e mastermind di una formazione che sta dilagando anche in Europa. When The End Began ruota intorno a tematiche intellettuali, e si basa sulla teoria dell’Eterno Ritorno di Nietzsche, rielaborata nel contesto della civiltà e dell’esperienza oscura dell’essere umano. Tramite il disco, la formazione instaura un dialogo con la civiltà stessa, discutendo le ingiustizie legate al corso della storia, l’apocalisse, la fame e la morte dei pianeti, la vita moderna e i suoi aspetti distopici, la crisi dell’umanità da un punto di vista mondiale e individuale. L’intera selezione di 14 tracce è percorsa da una miriade di riferimenti sociali, politici, filosofici, biblici e psicologici con una serie di numeri in apice collocati nei versi delle lyrics che ne spiegano il riferimento.
Sicuramente si staglia nella discografia dei Silent Planet come l’album perno, che discute le proprie tematiche senza mezze misure né compromessi, alla stregua di indignazione e brutalità vocale e strumentale. Un largo ausilio di atmosfere ed elementi sintetizzati favoriscono il sipario oscuro che viene aperto sui brani, con matrice progressive metalcore e linea vocale con delivery oltre l’intensità e il cantato a squarciagola. Numerosi catchy chorus coinvolgenti si collocano all’interno della furia incendiaria e corrono tra lo shredding di corde che fa da traino all’intero disco. Tra gli album più intellettuali e contemplativi del genere, emerge per la sua unicità e impressionante architettura.
Brani suggeriti: The New Eternity, Northern Fires (Guernica), Afterdusk, Visible Unseen, Vanity Of Sleep, In Absence, Share The Body, Lower Empire
Per la seconda parte di TOP METALCORE ALBUMS OF THE YEAR 2018. PART 2 su SICK AND SOUND:
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