
VILLAIN OF THE STORY
Tornano i VILLAIN OF THE STORY (Christian Grey, Logan Bartholomew, Cody Pauly, Page Brownie), che dal Minnesota si erano affacciati sulla scena metalcore con i due album in studio Wrapped in Vines, Covered in Thorns e Ashes. Dopo la dipartita dall’etichetta Stay Sick Recodings per l’ultimo album e un cambio di formazione, varcano la soglia del terzo album in studio con BLOODSHOT, in release il 20 novembre 2020.
VILLAIN OF THE STORY. BLOODSHOT.
Overview
Come per il precedente disco Ashes, in questa pubblicazione torna un’impeccabile formula bilanciata di brutalità e armonia. Alla chimica contribuiscono momenti ad alta emozione, scritti esclusivamente sul lato melodico, e momenti ad alta distruzione, scritti sul confine più blindato. La dinamica regola gli arrangiamenti e presenta passaggi in transizione fluida. Creatività di scenari sonori e atmosfere sintetizzate si accostano a una varietà di linee vocali distorte e pulite, ritornelli ricantabili e un sapiente lavoro di chitarra. Ce n’è per tutti i gusti, tra l’altamente brutale e l’assoluto melodico.
VILLAIN OF THE STORY. BLOODSHOT.
Track by track review
L’attacco del disco è del tutto accattivante perché stampa subito nella memoria un brano forte della selezione. La traccia opener si chiama Enough e tira la tenda su un palcoscenico di atmosfere nebulose e avvolgenti, a cui vanno ad aggregarsi le componenti più massacranti del pezzo: distorsioni vocali dall’abrasivo al gutturale e mitragliate di blast beats supersonici. Il tappeto atmosferico resta sullo sfondo del brano insieme a dei giri di chitarra magnetici, che tornano circolari ad accompagnare l’anthemic chorus. Un massiccio lavoro di basso si appaia all’accordatura bassa e rombante di corde fine. Enough è tutto permeato da effetti ambience, tra cui archi e sinfonici, che nel breve intermezzo del primo minuto richiama band come Betraying The Martyrs e Sharks In Your Mouth. Inatteso ed emozionale, il brano si schiude nella seconda parte su un bridge in arpeggio e sola linea vocale pulita, una chiusura squisita che tira le somme di un brano dinamico e ricco.
Labrat è una traccia atmosferica ma con maggiore evidenza di effetti elettronici e una voce femminile che aleggia spettrale nel retro. È un brano orientato alla nota più heavy in assoluto del disco. Spietata e brutale, la traccia si sorregge su una sezione ritmica prepotente, commistione di riffing serrato e drumming furioso. Prevalentemente rancoroso, il brano riserva un solo istante di distensione sul ritornello orecchiabile, una sezione epica per il coinvolgimento che suscita tra la combustione di fiamme inestinguibili.
La title track Bloodshot è un pezzo che combina alla demolizione una componente più ampia di orecchiabilità attingendo al melodico in tipico stile Villain Of The Story. La formula heaviness-melodic catchiness messa a punto in questa traccia è impeccabile. Si viaggia infatti tra il mosh e il sing along. Lontanamente reminiscente di sonorità come quelle degli ultimi Breaking Benjamin per le arena rock vocals del ritornello, Bloodshot è un brano memorabile. È uno di quei tipici singoli estratti con video prima di una pubblicazione per il ritornello indimenticabile e tutti quegli elementi che la sanno lunga di come si mette a segno il coinvolgimento.
I Villain Of The Story sono dotati di un certo talento nel creare brani riavvolgibili proprio grazie alla dualità aggressivo-melodica, espressa attraverso la capacità di scrivere brani incendiari e brani armonici. Tanto vero per Stuck, che della selezione è il brano più melodico e orientato all’armonia. Con una manciata di malinconia nelle lyrics, il brano richiama i pezzi melodici di formazioni come i Wage War più recenti. In vetrina viene messo il cantato pulito con tutta la proiezione emozionale di cui è capace, tanto attraverso i versi quanto nell’appassionato ritornello.
In attacco Burn the Foundation tende ad agganciare l’attenzione su un bel lavoretto circolare di chitarra. Procede poi, come è stato per Labrat, sulla demolizione strumentale e vocale in vista di un ampio catchy chorus sul versante alternative metal delle cose. Il brano si stanzia tra i capitoli corrosivi, con un valore aggiuntivo nel lavoro magistrale di chitarra solista e un ritornello accessibile in cantato pulito leggermente sporcato di grit. Alla matrice ostile si intrecciano soluzioni d’atmosfera nella seconda sezione del brano, archi, piano e quant’altro possa fornire un climax prima della randellata finale.
Oscuro e tormentato True Obsession, spinge a manetta non solo sul drumming esagitato, quanto si carica di atmosfere pesanti e buie. Trafitto per intero da high screaming caustico, in evoluzione sul growl medio o gutturale, si aggroviglia nella chitarra nefasta che aleggia nel retro. Traccia banger per eccellenza di questo nuovo Villain Of The Story, mostra tutto il lato brutale della formazione, senza fronzoli né mezze misure. Dal titolo l’ossessione, che qui è esposta sul versante del deathcore.
Palm muting e plettrate pulite sono quelle che introducono Something to Feel insieme a una varietà di elementi melodici, tra corde e cantato pulito appassionato. Come per il precedente Stuck, siamo pienamente nel perimetro melodico, armonico ed emozionale con coinvolgimento garantito. Tornano le arena rock vocals, un ritornello ricantabile e un arrangiamento che si spoglia interamente del metal.
Si arriva al brano di chiusura con appagamento e l’ultimo numero deve ancora arrivare. Breathe apre con voci bianche, angeliche se vogliamo, e un’atmosfera delicata di solo pianoforte. Una sospensione spazio-temporale. Apoteosi dell’armonia e dell’immedesimazione, è un brano bellissimo, dove la voce è la sola responsabile dell’emozione che cola a profusione dentro e fuori l’arrangiamento. Subentrano degli archi nella seconda parte.
Con una traccia meravigliosa e vulnerabile, i Villain Of The Story chiudono un viaggio variegato ma gestito con mirabile capacità compositiva. La transizione dall’aggressività al melodico è liquida e impercettibile. Si scivola dal mosh al sing along, dalla rabbia al coinvolgimento con naturalezza. C’è un brano per ciascuno, che si cerchi un momento di metalcore delle frange più estreme, al metalcore dei lidi più melodici. Atmosfere e texture ricche sono iniettate direttamente nel muro del suono. Tra il massacro e l’elisir sonoro, è lì che si stanziano ancora una volta i Villain Of The Story.
Rating: 9.5/10
Brani suggeriti: Enough, Labrat, Bloodshot, Burn the Foundation
Villain Of The Story – Bloodshot tracklist:
1. Enough
2. Labrat
3. Bloodshot
4. Stuck
5. Burn the Foundation
6. True Obsession
7. Something to Feel
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